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Alla vigilia della prima si sono ovviamente scatenate schermaglie tra e “progressisti” e “conservatori” – le virgolette sono d’obbligo – gli uni pronti ad accendere la miccia dei fuochi d’artificio della novità, pronti a tirare secchi di sabbia per spegnere qualsiasi entusiasmo gli altri.

L’idea dalla quale tutto ha preso le mosse è di Francesco Micheli che firma anche la regia dello spettacolo: a lui abbiamo rivolto qualche domanda.

Su questa retorica, Mattioli lascia briglia sciolta a un’ironia resa ancor più tagliente dalla sua scrittura di brillante colloquialità, smantellando con acribia l’idea che aleggia in particolare intorno alla Scala, molto apoditticamente definita “il più importante teatro d’opera del mondo”.

Il libretto sarà di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli per il compositore Lamberto Curtoni da un’idea di Francesco Micheli che firmerà la regia. La produzione sarà realizzata esclusivamente grazie al sostegno dei privati.

Alberto_Mattioli_Garzanti

La leggerezza della verità – intendendo i due termini nella loro accezione più alta – è la cifra che caratterizza l’ultima fatica letteraria di Alberto Mattioli che dopo un’appassionata digressione felina torna al suo primo grande amore, tanto grande che se si trovasse a dover scegliere se rinunciare all’opera o ai gatti – sono parole sue – sacrificherebbe gli adorati mici.

In un epoca, triste invero, nella quale la religione è usata a sproposito, o meglio più a sproposito che mai, da politici di bassissima Lega, che brandiscono crocifissi, sventolano rosari e sbaciucchiano santini, giunge un libro a far chiarezza sull’unica fede possibile, la sola realmente salvifica: il Gattolicesimo.

Divertente, anzi, esilarante l’allestimento de La Rivale, prodotta da Fondazione Teatro Coccia, è approdata in Ungheria per il Bartok Opera Festival Plus di Miskolc. Trattasi di opera contemporanea, musiche di Marco Taralli su libretto di Alberto Mattioli, tratta dall’omonimo racconto di Eric-Emmanuel Schmit […]

In poco più di centocinquanta pagine, dense e sapide, Alberto Mattioli raddrizza il timone rendendo a Verdi quel che è di Verdi, e lo fa con ironia e leggerezza degne del miglior Barilli, del quale il giornalista e critico musicale modenese (quanti tesori custodisce l’Emilia!) è di fatto l’erede naturale.