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E infatti la regia punta sulla contrapposizione tra le forze dell’oscurantismo religioso, rappresentato dalla Regina della Notte, e la forza razionale della conoscenza ispirata al Secolo dei lumi e rappresentata da Sarastro.

Alla Scala non “ritorna” Medea, ma arriva finalmente Médée e in un attimo – bastano le prime note dell’ouverture e i trimetri euripidei che recitano “questa famiglia non esiste più” proiettati sulla teletta che cela la scena – il passato, seppur glorioso, entra a far parte dei ricordi.

Tre grandissimi interpreti in grado di restituire lo smarrimento del condottiero in balia delle parche, la goffaggine del giovane sovrano intrigante, la ubris omicida del giovane Sesto, vendicatore di Pompeo.

La Stagione Lirica e Balletto prenderà il via con Les Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach, in una coproduzione internazionale con la regia di Damiano Michieletto e la direzione musicale di Antonello Manacorda.

La drammaticità dell’opera è vista dagli occhi di Damiano Michieletto, che nell’ormai lontano 2010 creò proprio per il Regio uno spettacolo dal forte impatto estetico ed emotivo

Leggerezza, impronta novecentesca e una buona dose di hi-tech sono la giusta commistione per conquistare il pubblico palermitano con la nuova produzione del Don Pasquale di Gaetano Donizetti firmata dal regista Damiano Michieletto, titolo tra i più interessanti dell’intera stagione operistica del Teatro Massimo.

Dimentichiamo quindi la Sicilia, e Messina in particolare, per trovarci inondati di luce in questa grande sala che è testimone degli accadimenti nel primo e secondo atto, con una parentesi boschiva che ritroviamo sotto forma di giardino dell’Eden.

Nelle Baruffe secondo Giorgio Battistelli e Damiano Michieletto – seconda nuova produzione per il compositore nel volgere di poche settimane – tutto si fa invece più cupo e ferrigno, oltre che incredibilmente rumoroso.

I personaggi entrano in scena ora fermi e immobili, ruotando con la pedana, oppure andando contro tempo e a volte camminando in senso inverso e antiorario rispetto al movimento della scena.

Damiano Michieletto – e con lui quel genio della scenografia che è Paolo Fantin, Agostino Cavalca costumista grand-seigneur e il mago delle luci Alessandro Carletti – offre una visione del Rigoletto tutta incentrata sull’intimità dei sentimenti che da particolari diventano universali abbracciando totalmente la poetica verdiana.

Divenuta simbolo, la “palla di vetro con neve” resta a vista sin dal principio durante tutto l’arco della Rappresentazione […]

Tête à tête con Sesto Quatrini che ci parla del Teatro Nazionale dell’Opera di Vilnius: dal Paese con l’Internet più veloce al mondo l’idea di connessioni internazionali sempre più a portata di mano.

Con Kát’a Kabanová il 20 maggio inaugura l’edizione 2021 del Festival nell’East Sussex

Scevro da ogni retorica sensuale, minimalista antididascalico, Damiano Michieletto – in totale simbiosi con gli insostituibili  Paolo Fantin, Carla Teti e Alessandro Carletti –affronta il grande titolo straussiano creando una serie di citazioni di natura simbolista che in parte riassumono con immagini iconiche l’essenza del dramma. 

Di fronte a questa ribollente “materia drammaturgica”, nello spettacolo che ha segnato il suo debutto all’Opera Unter den Linden di Berlino, Damiano Michieletto ha scelto la via di un anti-naturalismo capace di essere allo stesso tempo elegante nella sua astrattezza e funzionale all’esaltazione del realismo psicologico che attraversa l’opera.