L’eccezionale cast prevedeva Joyce DiDonato nei panni della regina Semiramide, Daniela Barcellona in quelli del guerriero eroe Arsace, Lawrence Brownlee in quello del re indiano Idreno e Michele Pertusi nei panni del principe Assur.

Atmosfere notturne sullo sfondo di un paesaggio urbano, creato da Judit Csanádi, che ricorda quello di tante periferie: muri grigi accesi da improvvisi fasci di luce, creati da József Pető ad illuminare figure umane che nel movimento divengono espressioni sublimate della loro corporeità, il tutto in una straordinaria miscela di danza e ginnastica alla quali si unisce un forte elemento acrobatico.

La Donizetti Renaissance dell’omonima Fondazione bergamasca porta a casa un altro successo. Dopo centosettantanni anni di oblìo, la ripresa del Borgomastro di Saardam seduce il pubblico orobico.

Quando un piccolo teatro di provincia riesce con successo a proporre una stagione variegata e di livello, non si può far altro che apprezzare il lavoro svolto con la speranza che sempre più realtà li seguano in questo percorso di riscoperta e diffusione della cultura teatrale e non solo.

Un Ballo in maschera è, secondo Gianmaria Aliverta che spiega il suo punto di vista in un’intervista contenuta nel programma di sala, un “dramma politico e passionale”; secondo noi, invece è vero l’esatto contrario, ovvero il Ballo è un dramma passionale e politico.

Entusiasmante conclusione della stagione sinfonica dell’Accademia Filarmonica di Verona con un concerto straordinario del pianista russo Grigory Sokolov. Un fine stagione che ha consentito al numerosissimo pubblico presente al Teatro Filarmonico di ascoltare uno dei più formidabili interpreti al pianoforte oggi in circolazione […]

Agli antipodi di Prova d’orchestra, ecco Spira Mirabilis. L’immagine molto italiana (ma con un fondo di verità generale) della superficialità, dell’indifferenza, dell’anarchia e infine del caos generato dalla seduta di prova di un complesso strumentale, si rovescia virtuosamente nel progetto nato giusto dieci anni fa: un’orchestra internazionale (ma con un buon tasso di italianità fra i componenti e con sede italiana) che non necessita nemmeno di un direttore per il semplice fatto che la sua autodisciplina e la sua coesione rendono non necessaria la “forza unificante” di una bacchetta purchessia.

Atlas 101 è nella definizione dell’autore, che firma anche il sapido libretto in inglese ed altre lingue fantastiche oltre che in dialetto siciliano, Spy-opera onirico-matematica e, una volta tanto, è davvero così.
I piani narrativi si incrociano fino a compenetrarsi gli uni negli altri in un susseguirsi di eventi che tra sogno e realtà assumono sempre più connotazioni filmiche.

Quanta malinconia e nostalgia nella musica dell’Evgenij Onegin di Petr Ilic Čajkovskij che venerdÍ 17 dicembre ha inaugurato la stagione lirica e balletto 2017/18 del Teatro Verdi di Trieste.

Un’opera su Stradella…senza Stradella, o meglio senza la presenza fisica di Stradella. Il compositore in realtà è costantemente in scena, vive nella musica e soprattutto nelle citazioni dei cantori e dei servi.

Il Quartetto Casals – la più nota e affermata formazione cameristica iberica, intitolata al grande violoncellista catalano del ‘900 – ha costruito in occasione del ventennale della propria formazione un progetto di alta valenza culturale, oltre che musicale.

Trionfa l’ironia, quella sagace e intelligente che lascia spiazzati e costringe a riflettere, nel secondo concerto della stagione 2017-2018 dell’Orchestra di Padova e del Veneto, che da quando è sotto la guida di Marco Angius vive un periodo di autentico splendore.
Mattatore della serata è Paolo Rossi, l’ultimo dei giullari, attore coltissimo e avvezzo a lavorare nella musica e con la musica, che non solo reinventa Pierino e il lupo, del quale parleremo più avanti, ma introduce con straordinaria sagacia le altre pagine del programma.

Il giovane basso-baritono italiano Luca Pisaroni (classe 1975) si è affermato come uno dei più affascinanti e versatili cantanti sulla scena internazionale attuale.

A patto di non ritenere che costituisca un’immersione fra tragiche premonizioni e sublimi rassegnazioni, una serata interamente dedicata alle “opere ultime” di Mozart offre esperienze d’ascolto in effetti straordinarie.

20.000 lire!  Tanto costò al Metropolitan Opera Theatre il contratto con Puccini per la composizione de La Fanciulla del West nel 1910.
Era una cifra enorme che però gli americani sborsarono volentieri, oltre a viaggio, vitto e alloggio per il maestro a New York e ad un cast stellare, in virtù del nome importantissimo che garantiva al loro teatro prestigio e quel riconoscimento artistico di primo livello sulla scena mondiale.