Il “meraviglioso ermafrodito” – così Strauss soleva chiamare il suo Borghese gentiluomo – trova un’ulteriore affascinate natura nel concetto-progetto in scena al Festival della Valle d’Itria a Martina Franca.

Ci cono serate come quella vissuta al Palazzo Ducale di Martina Franca il 29 luglio 2020 che restano impresse nella memoria e che vorremmo poter rivivere.

Arianna, la Ninfa, Ottavia, Medea e poi la Dame de Montecarlo: Anna Caterina Antonacci le rappresenta da Grande Tragedienne quale è, con un gesto scenico che rifugge da qualsiasi affettata maniera, connaturato in lei, spontaneo e intenso; gli sguardi, perfino il bicchiere d’acqua che qui diventa oggetto di scena, senza smarrire per un attimo la naturalezza, rendono vivo e intenso il fraseggio.

Questo concerto non è classificabile tra quelli per cui ci si può spendere in analisi o perifrasi che tentino spiegare il perché o il per come: ciò non si addice ad un Evento. È come tale che dobbiamo ricordarlo perché come tale è stato percepito.

Festival_Valle_d_Itria

Il Recital di Belcanto è fra gli appuntamenti fissi e imprescindibili della kermesse martinese, accendendo ancora una volta i riflettori su due interpreti di punta.

Arianna

Cinque tappe (di cui una in streaming) più una che hanno saputo connettere gli intervenuti attraverso un’articolata proposta che non ha dimenticato di rivelare alcuni “tesori nascosti” come da buona pratica del Festival stesso.

CLIP_2020

Il celebre borgo di pescatori della Riviera Ligure che, ancora una volta, con la sua bellezza mozzafiato, ha fatto da scenario a CLIP, il Concorso Lirico Internazionale di Portofino giunto alla sua sesta edizione

Vincenzo Milletarì

Il Trovatore in tempo di post pandemia si inchina e sottostà alle regole di sicurezza che – a ragione – proibiscono più di quel che consentono. L’epigono della tradizione belcantista va dunque in scena, se così si può dire, in forma di concerto, con gli orchestrali e il coro sparsi sul palcoscenico e i cantanti distanti tra loro.

Quando si sbuca in alto sulle gradinate, il colpo d’occhio è di quelli che restano nella memoria. Al centro il palco per l’orchestra – collegato ai due ingressi principali dell’anfiteatro con passerelle di egual colore – è di un bel rosso vivo, lo stesso degli scranni ad altezze diverse allineati lungo l’ellisse, destinati agli artisti del coro.

Un taxi giallo, contrapposto al suv malavitoso del Commendatore, fa da Leitmotiv diventando di volta in volta alcova, nascondiglio, via di fuga.

Emily_De_Salve

Il progetto, nato da un’idea di Antonio Smaldone, si è tradotto in un lavoro di squadra che, come sovente capita, è stato capace di astrarre nuovi significati dal pensiero originale.

Ravenna Festival

«Lavorare con chi danza è come suonare musica da camera» ci ha rivelato il violoncellista Mario Brunello, che con la pianista Beatrice Rana ha partecipato a Duets and solos, spettacolo ideato da Daniele Cipriani con la consulenza musicale di Gastón Fournier Facio,[…]

Tamás–Varga

In un concerto dedicato ad Antonín Dvořák, Riccardo Muti è tornato il 12 luglio alla Rocca Brancaleone per il Ravenna Festival, sul podio dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini e con il violoncellista Tamás Varga. In programma il Concerto per violoncello n. 2 op. 104 e la Sinfonia “Dal nuovo mondo” n. 9 op. 95, i due lavori probabilmente più eseguiti del compositore ceco.

È probabile che anche solo da un video senza sonoro si potrebbe dedurre la qualità del canto di Carlo Vistoli: sarebbero evidenti il dominio dei fiati, anche lunghissimi, l’atteggiarsi della bocca ad articolare con chiarezza e precisione le parole, la tensione positiva che non diventa mai sforzo.

La riapertura è un dato di fatto, la sua eccezionalità altrettanto. Come pure l’evidenza che la pur fascinosa soluzione escogitata dal sovrintendente Fortunato Ortombina e dai suoi collaboratori per riportare il pubblico dentro alla Fenice non può diventare stabile.