Fin dalle prime note del Concerto, si è manifestato uno dei principali limiti del pianista: la carenza di suono.
Nell’operazione portata in scena da Bellone, però, sembra che il pubblico italiano non abbia speranze di lasciarsi rapire dal gioco teatrale e che abbia per forza bisogno di ritrovare il film in ogni particolare.
Il capolavoro di Cilea – tardoromantico per certi aspetti, verista per altri-– è un’opera che esige una compagnia di canto vocalmente agguerrita, duttile nel gestire l’alternarsi del canto spiegato con quello più elegiaco fino fino a raggiungere vertici di saturazione emotiva nel declamato.