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È una novità assoluta la produzione della Turandot di Puccini, firmata dalla regista Daniela Kerck. Perché Keck regala al libretto di Adami e Simoni un finale nuovo, plausibile.

Oliver Mears, regista d’opera alla Royal Opera House, trascina la trama storica in una Venezia moderna governata dalla mafia.

Tredici minuti di applausi, conditi comunque da marcato dissenso nei confronti degli autori dell’allestimento e da qualche intemperanza verso Riccardo Chailly, hanno salutato la fine del Don Carlo che ha inaugurato la Stagione 2023-2024 del Teatro alla Scala.

Ad allestire l’Aida del Centenario – o meglio del centesimo festival, visto che il secolo del festival areniano era già stato correttamente celebrato nel 2013 – è stato chiamato Stefano Poda, al suo debutto in un grande spazio all’aperto, che dell’allestimento cura regia, scene, costumi, luci e coreografia: il risultato è tale da far rimpiangere la produzione storica del 1913.

C’è un aggettivo che qualifica questa creazione di Verdi ed è Monumentale. Aida è un’opera che inquadra solo il grande, non solo la grandezza dello spazio, la magnificenza delle piramidi e delle sfingi o della terra egiziana, ma anche la grandezza del sentimento, l’incommensurabilità di quell’atto di follia che è l’amore. Questa è Aida, un canto alla grandezza della vita e all’ “immensamente atroce” di dare vita all’amore.

L’elemento di maggior interesse della produzione era ancora una volta la presenza di Anna Netrebko che, al netto delle improvvide esternazioni “extra opera” dei mesi scorsi, si conferma interprete di primissimo ordine.

A distanza di pochi mesi il soprano russo torna alla ribalta del Piermarini con un recital che rimarrà scolpito negli annali del teatro meneghino. 

Nessuno – eccezion fatta per le prefiche del “povero Verdi” o i “custodi della tradizione – vuole tornare ai fondali dipinti o alle caccole di tradizione, sia ben chiaro, ma la modernità va accompagnata con idee drammaturgiche forti che in questa occasione sono di fatto mancate.

Riccardo Chailly apre la Stagione 2021/2022 con il capolavoro della giovinezza di Verdi
con la regia di Davide Livermore e Luca Salsi, Anna Netrebko, Francesco Meli e Ildar Abdrazakov protagonisti.

Anna Netrebko non è la Turandot torrenziale che si ci si potrebbe aspettare – vista la potenza di fuoco di cui il soprano russo dispone – e che decenni di tradizione hanno consolidato nell’immaginario dei melomani, anzi.

La compagnia di canto è di quelle che una volta si sarebbe definita “discografica”, fatta di divi capaci di porsi interamente al servizio della musica con l’umiltà che è propria solo dei grandi.

Arena_di_Verona

Scordatevi le grandi masse, i cori di oltre 200 elementi, le scenografie kolossal. Scordatevi l’Arena come l’avete sempre vista, compreso un pubblico un bel po’ sopra (o un bel po’ sotto, quando non andava bene) le diecimila persone. Il virus sconvolge le nostre vite e sconvolge anche il modo di fare spettacolo a cui eravamo abituati.

Anna_Netrebko

Programma intenso e calibrato in funzione di un’attesa celebrazione della Diva, che non ha mancato di esserci, da parte del pubblico assetato di emozioni che gremiva tutti i posti disponibili: un successo d’altri tempi, sia per il Teatro che per i protagonisti in campo.

Grandi novità per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma con un palcoscenico ideato per il vasto spazio del Circo Massimo: un nuovo Rigoletto con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Damiano Michieletto pensato in chiave anti Covid-19, due gala con le star Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, […]