Dopo il cannolo alla siciliana “scassato”, la cotoletta alla milanese “destrutturata” e il tiramisù “rivisitato”  a Salisburgo arriva il Trittico “scomposto”.

Questa volta – al Festival di Salisburgo – siamo di fronte ad una favola, didascalico-maieutica come tutte le favole, di cui è protagonista una famiglia vagamente disfunzionale di inizio Novecento.

L’operazione riesce al meglio perché tutti, dai protagonisti principali ai coristi, ai figuranti e ai mimi, partecipano con efficacia esemplare al “grande gioco”.

Torna nell’anfiteatro veronese, dopo tre anni di assenza e per la quarta volta in assoluto, il capolavoro di Carl Orff: i Carmina Burana.
Dalla raccolta poetica di canti goliardici dei clerici vagantes del Basso Medioevo, scritti in latino, provenzale e alto tedesco medio, Orff selezionò ventiquattro brani a cui abbinò una composizione evocativa e primitiva costituita da di ricercate sonorità contemporanee contrapposte a richiami atavici.

Una tragedia di ambiente alto borghese, oggi. Un femminicidio nell’epoca in cui la violenza sulle donne sembra non trovare adeguate contromisure nella nostra società. La lettura che Rosetta Cucchi propone a Pesaro dell’Otello rossiniano non è un’attualizzazione di maniera, ma scaturisce dalla natura stessa di questo capolavoro per molti aspetti sbalorditivo.

sprazzi, sembra emergere qui la verve tipica dell’Italiana in Algeri, che del resto risale ad appena tre anni e mezzo prima, più che lo spirito da commedia brillante del recentissimo Barbiere.

Tosca primo Titolo del LVIII MOF: grande Musica e grandi Interpreti in un Allestimento dalla concezione tutta da dimenticare

Con la “riscoperta” di un Titolo contemporaneo – Opera italiana di Nicola Campogrande per il Libretto di Elio e Piero Bodrato – si è conclusa la programmazione artistica della quarantottesima Edizione del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, organizzato dalla Fondazione “Paolo Grassi” che da questa Edizione ha scelto di affidare la Direzione Artistica al Dott. Sebastian Schwarz.

L’elemento di maggior interesse della produzione era ancora una volta la presenza di Anna Netrebko che, al netto delle improvvide esternazioni “extra opera” dei mesi scorsi, si conferma interprete di primissimo ordine.

Registrato dal vivo durante le recite del 29 e 31 marzo 2019 al Teatro Valli di Reggio Emilia il Serse pubblicato dalla HDB Sonus si pone senza dubbio come punto di riferimento tra quelle già presenti sul mercato discografico.

Appuntamento atteso e importante è quello che il ciclo “Il canto degli ulivi” rappresenta per il Festival della Valle d’ Itria di Martina Franca.

L’avvio estivo della stagione lirica padovana 2022 cambia location. La consueta cornice del castello Carrarese lascia spazio a piazza Eremitani. Il palco è infatti allestito ad-hoc giusto a lato dell’omonima chiesa dallo scorso luglio iscritta nel Patrimonio mondiale UNESCO.

In queste variopinte alternanze, in questa opulenza di timbri, nel favore incontrato dai colori scuri degli archi gravi in contrasto con le improvvise schiarite, non ho potuto evitare di constatare quanto anche nel Messiah Savall non perda il suo tocco mediterraneo.

Peccato si sia scelta l’edizione realizzata da Ingrid Schraffl nell’ambito del progetto di ricerca Opera buffa in Wien (1763–1782) all’Università di Vienna, di fatto un cocktail non troppo ben miscelato tra l’originale veneziano del 1778 e la versione viennese revisionata da Salieri e Da Ponte (1783-1786); di fatto un collage bruttino.

Sotto il titolo di “souvenir” va dunque in scena l’ultimo atto di un festival che risplende dei colori intensi della Puglia, caratterizzato da artisti giovani, formazioni variegate, repertori ricercati e programmi inusuali.