20.000 lire!  Tanto costò al Metropolitan Opera Theatre il contratto con Puccini per la composizione de La Fanciulla del West nel 1910.
Era una cifra enorme che però gli americani sborsarono volentieri, oltre a viaggio, vitto e alloggio per il maestro a New York e ad un cast stellare, in virtù del nome importantissimo che garantiva al loro teatro prestigio e quel riconoscimento artistico di primo livello sulla scena mondiale.

Nelle cinquecento e più pagine del suo Il gesto e la musica-60 anni di giornalismo a tu per tu con i grandi, che definire autobiografia sarebbe riduttivo, vivono dodici lustri di ricordi e svariate migliaia di articoli, il tutto a raccontare una vita di quelle che un’eroina di qualsiasi romanzo guarderebbe con invidia mista ad ammirazione.

Il regista canadese, al calare l’azione all’interno di un teatro, realizzato con geniale maestria da Anthony Ward che firma anche i bellissimi costumi, visto prima dalla platea e poi dal palcoscenico porta alla somma glorificazione dell’eroina eponima, con tutte le conseguenze che la “santità” comporta.

La London Symphony Orchestra, guidata dal Principal Guest Conductor Gianandrea Noseda insieme alla giovane pianista di fama internazionale Khatia Buniatishvili, ha dato vita ad una serata emozionante al Barbican Centre di Londra. Una di quelle serate fiammeggianti, che restano impresse nella memoria.

La Stagione della Scala si avvia al termine con il penultimo titolo in cartellone, il Nabucco di Giuseppe Verdi del 2013 (coprodotto con ROH, Liceu e Chicago Opera theatre) con la direzione di Nello Santi e la regia di Daniele Abbado.

Il regista, scenografo e disegnatore di luci vicentino cristallizza l’azione scenica in uno spazio onirico fatto di distese di papaveri, illuminati da tagli decisi, e di d’interni celati da ombre maliose.
L’occhio è soddisfatto sin dalla prima scena; l’estetica di Tonon trova il suo fondamento nella ricerca del Bello senza mai cadere nel Calligrafico e così pure i movimenti di solisti e masse sottolineano senza mai calcare la mano.

La serata si è contraddistinta per la sua dedica ad Haydn con la sua Sinfonia n°49 “La Passione” e col Primo Concerto in do maggiore per violoncello. E nella ripresa, a Ciajkowskij per le Variazioni su un tema rococò e l’Andante Cantabile (come primo bis), completate a metà concerto da quella delicata preghiera ebraica che è l’Adagio Kol Nidrei di Bruch.

Rapide, febbrili, concitate scorrono le note nel Don Giovanni di Damiano Michieletto. Il regista pone la vicenda in uno sbiadito e livido tardo barocco tra piano fisico e metafisico in cui le ombre, reali e metaforiche, dominano le pareti damascate della scena.

La nuova produzione de La Bohème per la regia di Fabrizio Melano, uno dei registi che al Metropolitan di New York hanno lasciato un segno indelebile, si è rivelata una scelta vincente: “Allestire questa Bohème a Fiume mi entusiasma” aveva dichiarato il regista alla vigilia del debutto, “perché ho a disposizione un cast giovane, ricco di talento, che si presta a riportare l’opera come è stata rappresentata alle sue origini.”.

Era una sera di Carnevale del 1624, quando a Venezia i nobili convenuti nel palazzo della potente famiglia Mocenigo a San Stae furono testimoni, “per passatempo di veglia”, della prima esecuzione assoluta del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi.

Ci sono degli spettacoli che bisogna assolutamente vedere, pena il pentirsene per il resto della vita e lo Stiffelio secondo Graham Vick è fra questi.

Ben venga quindi la regia di Giorgio Barberio Corsetti che ha realizzato una intelligente e simpatica trasposizione alla contemporaneità con tanto di Carabinieri. Del resto il ritmo della storia e della musica non lascia molto spazio ad altre impostazioni che non siano legate alla vicenda ambientata in una locanda di paese con una storia di amori giovanili con accanto l’estorsione progettata ai danni della coppia di viaggiatori stranieri e ricchi.

In scena allo Stadttheater di Klagenfurt dallo scorso 14 settembre come spettacolo inaugurale della stagione 2017/2018 La Traviata è in cartellone nella massima istituzione musicale carinziana per un totale di quattordici rappresentazioni per un paio di mesi e si rivela una piacevolissima sorpresa.

Inaugurazione polacca, per la stagione del Quartetto di Vicenza. Fra il noto e il meno noto, anzi il quasi sconosciuto. E se la non frequente occasione di ascoltare entrambi i Concerti per pianoforte di Chopin ha dato un sapore meno scontato all’inevitabile presenza di questo grande nel programma, […]

Il programma, dal titolo “Nel nome di Bach” era inserito nel contesto della rassegna Pomeriggio tra le Muse, a sua volta titolata “Affinità elettive” in onore al romanzo di Goethe.