Ha vinto il 2018 International Opera Awards nella categoria delle produzioni operistiche il Billy Budd di Benjamin Britten con la regia di Deborah Warner allestito dal Teatro Real di Madrid, in coproduzione con la Royal Opera House di Londra e il Teatro dell’Opera di Roma.

Esiste anche nella grande musica – come un po’ in tutte le arti – il genere dei capolavori inattesi ma non sorprendenti: opere magistrali, che sembrano spuntare all’improvviso, precocemente, “bruciando” ogni percorso di crescita e di maturazione dei loro autori.

Tre grandi autori e due straordinari interpreti sono stati protagonisti del settimo appuntamento della Filarmonica della Scala. Al suo ingresso l’orchestra si è disposta alla tedesca lasciando presagire la provenienza e le intenzioni sonore del direttore.

Chiusura di stagione 2017-2018 al Teatro Municipale di Piacenza, con teatro esaurito, per la riproposta de Il Corsaro di Giuseppe Verdi nel consolidato allestimento di Lamberto Puggelli (allestimento del Teatro Regio di Parma con il Carlo Felice di Genova) datato 2004, riallestito da Grazia Pulvirenti Puggelli nelle date di venerdì 4 e domenica 6 maggio 2018.

La notizia è che l’anno prossimo, per la ventiduesima edizione del suo festival cameristico-sinfonico-sacro fra teatro Olimpico e basilica di San Felice, András Schiff proporrà tutti i Concerti per pianoforte di Beethoven. È una notizia, perché ormai da tempo Schiff a Vicenza centellina i suoi interventi come pianista e quest’anno poi, li ha ridotti praticamente al minimo […]

Figlio di un violoncellista e di una cantante, il parigino Henri Rabaud (1873-1949) fu a sua volta professore di violoncello al Conservatorio di Parigi ma, soprattutto compositore e direttore d’orchestra che ebbe in vita una certa reputazione per essere immediatamente dimenticato.

Quasi sempre gli spettacoli invecchiano, anche quelli che al loro primo apparire hanno suscitato ammirazione e meraviglia. È inevitabile che ciò accada, specialmente se hanno una forte caratterizzazione “d’autore”: la visione dei loro creatori è legata a sensibilità e gusto nello spirito del tempo (nei casi migliori, lo precedono), come pure alla ricezione dei compositori, che non di rado muta con il proseguire degli studi storici.

Con il concerto per sax e pianoforte dal titolo suggestivo Guerra e pace: volti contrastanti, è entrata nel vivo la rassegna musicale di Rovereto Settenovecento: Musica tra guerra e pace.

Agli Universali, in quanto senza tempo, si addice la contemporaneità e la Traviata è una summa di universalità. Non a caso Verdi la volle ambientare nel suo tempo in quanto specchio fedele di una società bigotta e libertina che somiglia, almeno per analogia, alla nostra.

Tre voci per la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti al Metropolitan Opera House di New York in questo scorcio di primavera ( Marzo- maggio 2018), nella produzione ormai collaudatissima del Metropolitan stesso di Mary Zimmermann che risale al 2007, messa in DVD con Natalie Dessay e più volte ripresa. 

In un’ora e un quarto di musica Christoyannis, in forma vocale smagliante, e Cohen restituiscono a un pubblico scelto e partecipe un repertorio dimenticato con finezza musicale rara in un incessante dialogo in cui la voce suggerisce lo spirito del brano al pianoforte, traendo da esso ispirazione e stimoli.

Questa rassegna nasce dall’unione programmatica e artistica di diverse identità dell’associazionismo musicale della città di Rovereto che per diverse ragioni si sono trovate, in passato, in serrata competizione tra di loro per aggiudicarsi pubblico e finanziamenti.

E l’evento della stagione musicale 2017/2018 del Teatro Nuovo Giovanni da Udine si consumò. Un concerto sinfonico di quelli che non passano inosservati annunciato, con orgoglio dall’istituzione friulana, come unica data per il Nord Est di Viktoria Mullova, la leggenda vivente del violino.

Bisogna ascoltare la “fosca Passacaglia” che costituisce il basso ostinato di Der Doppelgänger (copyright Mario Bortolotto nell’indispensabile – anche mezzo secolo dopo –  Introduzione al Lied romantico), per capire quanto l’ultimo Schubert sia un oscuro universo nel quale leggerezza e candore sono ormai diventati antimateria.