La morte è una delle poche certezze cardinali della vita umana. Nessuno ne è esente, a conferma di un passaggio labile lungo la linea del tempo chiamato vita; altrettanto è certo che, quanto più riesce ad essere pieno di senso i segni lasciati da ogni essere lungo il cammino, il tempo e lo spazio vanno a subire una modificazione direttamente proporzionale a questa densità.

Pochi sono i soggetti che hanno valicato le porte del tempo come quello che narra dei due giovani veronesi più amati di sempre. Una storia che, attaverso non poche e continue rielaborazioni, ha sostituito i nomi dei protagonisti a quelli di ogni innamorato del pianeta.

Il cortile del Castello Carrarese accoglie il primo appuntamento della Stagione Lirica di Padova 2018. Il nuovo allestimento proposto per “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, in coproduzione con Bassano Opera Festival, è affidato al giovane regista varesino Yamal das Irmich.

Trecento anni or sono, nell’autunno del 1718, veniva dato a Napoli il “Rinaldo” di G. F. Haendel così da onorare il genetliaco del sovrano Carlo VI e, pertanto, diversamente organizzato e redatto nel rispetto delle normali prassi e nell’interesse delle esigenze di Corte. Qui a Martina Franca, questa ricorrenza è stata celebrata in maniera fattiva con una necessaria Prima esecuzione in tempi moderni.

Chi l’avrebbe mai detto, ma erano vent’anni che l’anfiteatro di Pola, più noto come Arena di Pola o, in croato, Pulska Arena, non metteva in scena un’opera lirica. Sesto nel suo genere per grandezza è il monumento emblema della città, capoluogo dell’Istria, ed è monumento dal grandissimo valore simbolico e affettivo.

Calda sera del 25 luglio. Dopo una lunga attesa all’uscita artisti, una folla in visibilio lo accoglie adrenalinica: chi si fa firmare le scarpe da punta, chi una maglietta, un manifesto, la cover di un dvd, mille scatti con il cellulare e per i più fortunati anche un selfie con lui, il Divo della Danza, Roberto Bolle.

L’Italia si proclama a gran voce, spesso un po’ cialtronescamente, “Patria dell’Opera” ma, alla prova dei fatti l’Educazione Musicale è materia scolastica reietta tra le reiette, ridotta nella maggior parte dei casi all’orrida pratica del piffero di plastica, più utile come corpo contundente che non come strumento.
La musica è la Cenerentola dei programmi scolastici, svilita quando non umiliata, ma in alcuni illuminati casi riesce ancora a dimostrare quale formidabile strumento di educazione sia, grazie ad insegnanti capaci e appassionati e al supporto di istituzioni culturali lungimiranti.

Rossini incontra la Taranta, o meglio Il barbiere di Siviglia incontra la Tarantola in “Figaro su, Figaro giù…!”, una singolare e riuscita contaminazione tra opera e tradizione popolare che il Festival della Valle d’Itria ha inserito nel programma di quest’anno, complice il centocinquantesimo anniversario della morte di Rossini, per avvicinare il pubblico, soprattutto giovane, alle produzioni del Festival.

Alla Masseria Palesi va in scena la commemorazione, a cinquant’anni dalla scomparsa, di Riccardo Albenori, libertino seduttore ucciso da Erminio fratello di Leonora, una delle sue ultime conquiste e che aspetta un figlio da lui, ce lo dice il necrologio all’ingresso della corte.

Grande successo per il revival della produzione di Falstaff di Robert Carsen andato recentemente in scena alla Royal Opera House di Londra. Tre sono gli ingredienti al centro del successo della ripresa di Daniel Dooner dello spettacolo del 2012.

Dalle caligini estive della Begamasca alla sabbia e al sole di una spiaggia che somiglia tanto a quelle affollate e caciarone della Riviera Romagnola, tra palestrati e fintegiovani, bambini e ragazzette, coppie di anziani in perenne discussione, animaloni gonfiabili , schiuma e materassini dai colori improbabili

In assenza di un programmazione estiva di sostanza e in debito con il suo pubblico di un evento che potesse ripetere il successo popolare dei concerti di Ezio Bosso, recentemente destituito della carica di Direttore stabile residente, la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste si è rivolta a Nicola Piovani.

Ancora una volta, dopo l’esperienza dello Stiffelio parmense, Vick ritorna alla dimensione sociale, civica di un teatro per e con la gente, da vivere in forma partecipata e non da semplici spettatori e affronta nuovamente la sfida in uno spazio non convenzionale.

Chi sosteneva che i concerti di musica operistica appartenessero al glorioso passato dei Martini e Rossi è stato smentito. Le grandi voci di oggi, e Diana Damrau appartiene di diritto alla categoria, amano questo genere di esibizione.

Che cos’è l’opera? Una definizione corrente potrebbe essere: uno spettacolo in cui la narrazione di una vicenda umana avviene attraverso la musica e le parole, con l’ausilio di scene e costumi e di una regia che governa l’azione. La definizione che Riccardo Muti oggi impone […] è profondamente diversa: l’opera […] è fatta di musica e parole, non c’è bisogno d’altro.