Ispirata dal neonato genere della non-recensione racconterò oggi un paio di cose di un libro che – prendi e lascia, un atteggiamento cui ben si presta per la sua natura antologica – riposa felicemente sul mio comodino da mesi. Il compito è gravoso: anzitutto, per obbligo di onestà. Verso chi legge e verso chi ha scritto questo libro. Spiegherò tra qualche riga il perché.

A Bergamo in Prima Assoluta nei tempi moderni il Dramma buffo che ha rivelato mirabili possibilità in seno alla riscoperta e, altrettanto, il grande potenziale umano del mondo del Teatro a cui bisogna ridar voce.

Donizetti_Opera

Sparito il dedalo ferrigno del Marino Faliero il teatro si mostra in tutta la sua nudità, capace di generare un contrasto di sensazioni in cui convive un misto di smarrimento e fascinazione.  Il Belisario – capolavoro che dovrebbe tornare stabilmente in repertorio – rappresentato in forma di concerto si nutre di questa dimensione sospesa svelandosi all’ascolto in tutta la sua meravigliosa complessità.

Secondo ricci/forte, la Venezia di Marino Faliero, unico doge finito in mano al boia nella storia della Serenissima, è un non-luogo popolato di incubi. Qualcosa che assomiglia molto, concettualmente, a ciò che sono diventati oggi i teatri, chiusi al pubblico nell’infuriare della pandemia.

Virus o non virus, il Rossini Opera Festival continua a fare il suo mestiere. Che è quello di esplorare in ogni dettaglio la musica del suo nume tutelare.

Il “reinventarsi” è diventato imperativo e i risultati sono in più di un’occasione di assoluto rilevo, come nel caso dell’Aci, Galatea e Polifemo proposto dal Teatro Municipale di Piacenza nella ricostruzione della versione napoletana “ripensata” da Händel per Senesino.

Sicard, forte della sua ampia frequentazione con il repertorio barocco, offre un’interpretazione poggiata su una tavolozza cromatica ricca di sfumature, attenta alla parola intesa già di per se stessa come suono.

Fino a ieri, chi scrive aveva un’idea quanto mai vaga dell’Opera di Malmö. Ora può raccontare – come appunto qui si accinge a fare – di avere assistito a una rappresentazione avvenuta nel teatro della città svedese che fronteggia Copenaghen, in Danimarca, alla quale è collegata dallo straordinario ponte di Øresund, un po’ viadotto e un po’ galleria sottomarina.

“Risentimento”, mai titolo di rassegna fu più azzeccato per il periodo che il mondo della cultura e degli spettacoli sta vivendo oggi. E il risentimento è l’emozione che hanno interpretato il soprano Laura Catrani ed il pianista Antonio Ballista attraversando tre secoli di musica, da Mozart ai Beatles.

E resta tutto da verificare quanto le buone intenzioni artistiche e culturali in senso lato (mai come in queste settimane invocate per lo più a sproposito) siano in sintonia con la politica dello sfruttamento di altre risorse pubbliche per scaricare il costo del personale sui debiti dello Stato, favorendo ulteriormente – in assenza di costi produttivi – l’equilibrio o addirittura l’utile nei bilanci nonostante la crisi.

Esistono spettacoli mediocri, or ancor peggio pessimi, che richiedono qualche giorno di riflessione prima della stesura di una recensione obiettiva. Giusto il tempo necessario a chetare le emozioni e ritrovare l’oggettività necessaria ad una disamina chirurgica dell’evento, libera da sentimentalismi e vizi di forma.

La HDB pubblica un nuovo Rinaldo di Händel – registrazione dal vivo della produzione AsLiCo del 2019 – che nasce sotto la bacchetta di Ottavio Dantone e dall’edizione critica di Bernardo Ticci.

Chi mercoledì 21 ottobre si è trovato al Teatro Sociale di Mantova ha avuto modo di assistere ad una serata di altissimo livello, che non avrebbe stonato alla Philharmonie di Berlino o al Concertgebouw di Amsterdam.

Vicenza_Opera_Festival

Ineluttabilmente tagliato in due dalle disposizioni governative per il contenimento dell’epidemia, il Vicenza Opera Festival ha assunto un ruolo doppiamente simbolico. Perché ha resistito e si è adattato a questi tempi burrascosi in nome della grande musica e del progetto che tre anni fa Iván Fischer ha iniziato a disegnare su misura per il Teatro Olimpico insieme alla sua Budapest Festival Orchestra e alla Società del Quartetto.

Maurizio_Pollini

Ora, Maurizio Pollini è una figura assai divisiva, forse da sempre, e il suo concerto ferrarese non è stato da meno. Sarà mia cura cercare di essere il più lucido possibile nell’osservare ciò che è accaduto nel corso della serata: perché qualcosa è accaduto e non vi si può sorvolare facilmente.